Passa attraverso l'uomo e arriverai a Dio. Per lui passi, a Lui vai. Non cercare al di fuori di lui per dove giungere a Lui. Se Egli non avesse voluto essere la via, saremmo sempre fuori strada. Perciò si è fatto la via per dove puoi andare. Non ti dico: "Cerca la via". E' la via stessa a farsi incontro a te: Alzati e cammina.

sant'Agostino, Discorso 141

lunedì 29 luglio 2013

29 luglio: santa Marta di Betania

Marta disse a Gesù:"Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 
Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà"
Gv 11, 21-22

Jan Vermeer, Cristo in casa di Marta e Maria (ca. 1655), National Gallery of Scotland, Edimburgo

sabato 27 luglio 2013

chi ascolta voi ascolta Me (Lc 10, 16)


1) il copista porge il suo lavoro  (il blocco di pergamena, bianco: non ancora rilegato) all'abate:


2) l'abate porge il manoscritto, che nel frattempo è stato rilegato, a san Pirmino (ca. 670 - 753), fondatore del monastero:


3) in Paradiso san Pirmino porge il manoscritto a san Pietro  (si direbbe proprio che gli bacia l'anello!):

 

4) infine san Pietro porge l'opera a Gesù:


Sciaffusa, tesoro della cattedrale, Cod. U 1, X sec. (ultimo quarto)

giovedì 25 luglio 2013

25 luglio: san Giacomo il Maggiore

E gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli:"Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo". Egli disse loro:"Cosa volete che io faccia per voi?". Gli risposero: "Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra". Gesù disse loro:"Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?". Gli risposero:"Lo possiamo". E Gesù disse:"Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato". All'udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni. 
Mc 10, 35-41 

Notate come tutti gli apostoli siano ancora imperfetti, sia i due che vogliono innalzarsi sopra i dieci, sia gli altri che hanno invidia di loro. Ma, come ho già detto, osservateli più tardi, e li vedrete esenti da tutte queste miserie. 
Giovanni stesso, che ora si fa avanti anche lui per ambizione, cederà in ogni circostanza il primato a Pietro, sia nella predicazione, sia nel compiere miracoli, come appare dagli Atti degli Apostoli. 
Giacomo, invece, non visse molto tempo dopo questi avvenimenti. Dopo la Pentecoste infatti sarà tale il suo fervore che, lasciato da parte ogni interesse terreno, perverrà ad una virtù così elevata da essere ritenuto maturo di ricevere subito il martirio.
san Giovanni Crisostomo, Omelie sul vangelo di Matteo, Om. 6

martedì 23 luglio 2013

22 luglio: santa Maria Maddalena

«...ti conosco in modo del tutto speciale!»

Le disse Gesù:"Donna, perché piangi? Chi cerchi?". Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse:"Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo". Gesù le disse:"Maria!". Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico:"Rabbunì!", che significa: Maestro!
Gv 20, 15-16 

«Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Le viene chiesta la causa del dolore, perché il desiderio cresca, e chiamando per nome colui che cerca, s’infiammi di più nell’amore di lui.
«Gesù le disse: Maria!». Dopo che l’ha chiamata con l’appellativo generico del sesso senza essere riconosciuto, la chiama per nome come se volesse dire: "Riconosci colui dal quale sei riconosciuta! Io ti conosco non come si conosce una persona qualunque, ma in modo del tutto speciale".
san Gregorio Magno, «Omelie sui vangeli» 





lunedì 22 luglio 2013

"Come io ho amato voi" — II

«...Qui si potevano amare le creature quasi come le amava Dio stesso, conoscendo il peggio di loro»

Graham Greene, The Heart of the Matter (it.: Il nocciolo della questione, Milano, Mondadori 1952)

sabato 20 luglio 2013

¡Viva Cristo Rey!


«Mia cara mamma: sono stato preso prigioniero in combattimento quest'oggi. Penso al momento in cui andrò a morire; ma non è importante, mamma. Ti devi rimettere alla volontà di Dio; muoio contento perché sto morendo al fianco di Nostro Signore. Non ti preoccupare per la mia morte, che è ciò che mi mortifica. Invece, di' ai miei altri fratelli di seguire l'esempio del più piccolo e farai la volontà del nostro Dio. Abbi forza e inviami la tua benedizione insieme a mio padre. Salutami tutti per l'ultima volta e ricevete il cuore di vostro figlio che vi ama entrambi e vi avrebbe voluto vedere prima di morire».  
beato José Sánchez del Rio (28 marzo 1913 - 10 febbraio 1928), martire messicano 
(lettera alla madre, 25 gennaio 1928) 


mercoledì 17 luglio 2013

Il Poeta*

Inno e preghiera di Wessobrunn, alto tedesco antico, IX sec.:

Tra gli uomini ho scoperto, stupito, il più grande dei miracoli: 
che non c'era la Terra, né il cielo al di sopra, 
non c'erano alberi, né c'erano i monti, 
non c'erano [le stelle?], né splendeva il sole, 
non riluceva la luna, né il magnifico mare. 

Quando non c'erano né limiti né confini , 
c'era Dio, Uno e Onnipotente, il più misericordioso degli esseri, 
e c'erano alcuni esseri divini con Lui, 
e Iddio Santissimo... 

O Dio onnipotente, creatore del Cielo e della Terra, 
che hai dato agli uomini così tanti beni, 
con la Tua grazia donaci una fede retta e buona volontà, 
saggezza e intelligenza, 
e la forza per resistere al diavolo 
e compiere la Tua volontà.


* l'etimologia di "poeta" è "creatore"!


Monaco, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 22053, III

Dat gafregin ih mit firahim firiuuizzo meista
Dat ero ni uuas noh ufhimil
noh paum noh pereg ni uuas
ni [...] nohheinig noh sunna ni scein
noh mano ni liuhta noh der mareo seo

Do dar niuuiht ni uuas enteo ni uuenteo
enti do uuas der eino almahtico cot
manno miltisto enti dar uuarun auh manake mit inan
cootlihhe geista enti cot heilac [...]

Cot almahtico, du himil enti erda gauuorahtos enti du mannun so manac coot forgapi forgip mir in dina ganada rehta galaupa enti cotan uuilleon uuistom enti spahida enti craft tiuflun za uuidarstantanne enti arc za piuuisanne enti dinan uuilleon za gauurchann 



giovedì 11 luglio 2013

La fede è un realismo – I

«La fede è un realismo, siamo noi che ne facciamo un'astrazione, ...essa è la scienza del reale che ci oltrepassa».
Madeleine Delbrêl (1904-1964) 

mercoledì 10 luglio 2013

Nous autres, gens des rues

Noialtri, gente delle strade 

Ci sono dei luoghi dove soffia lo Spirito, 
ma c'è uno Spirito che soffia in ogni luogo. 

Ci sono persone che Dio prende e mette da parte. 
Ce ne sono altre che lascia nella massa, 
che non ritira dal mondo. 
Sono persone che hanno un lavoro ordinario, 
una famiglia ordinaria 
o sono dei celibi ordinari. 
Persone che hanno delle malattie ordinarie, 
dei lutti ordinari. 
Persone che hanno una casa ordinaria, 
vestiti ordinari. 
Sono le persone della vita ordinaria. 
La gente che si incontra in non importa che strada. 
Amano la loro porta che si apre sulla strada, 
come i loro fratelli invisibili al mondo 
amano la porta che si è definitivamente chiusa dietro di loro. 

Noialtri, gente della strada, 
crediamo con tutte le nostre forze 
che questa strada, questo mondo in cui Dio ci ha messi 
è per noi il luogo della nostra santità. 
Crediamo che non ci manca nulla di necessario, 
perché se questo necessario ci mancasse, 
Dio c'è lo avrebbe già dato. 
Noialtri, gente della strada, 
siamo ben certi che possiamo amare Dio tanto quanto Egli vuole essere amato da noi. 
Non sappiamo che due cose: 
la prima, che tutto ciò che facciamo 
non può che essere piccolo; 
la seconda, che tutto ciò che Dio fa è grande. 

Suonano alla porta? Presto, andiamo ad aprire: 
è Dio che viene ad amarci. 
Un'informazione? ...eccola... 
è Dio che viene ad amarci. 
È ora di metterci a tavola? 
Andiamo, è Dio che viene ad amarci. 
Lasciamolo fare.

Madeleine Delbrêl (1904-1964) 



lunedì 8 luglio 2013

la stanchezza...

Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. Arrivò intanto una donna di Samarìa ad attingere acqua. Le disse Gesù: "Dammi da bere".
Gv 4, 6-7


Gesù non si stanca invano, non si stanca invano la forza di Dio. [...] 
Per te Gesù fu stanco del viaggio. 
Troviamo Gesù forte e troviamo Gesù infermo. [...] 
La forza di Cristo ti ha creato, la sua infermità ti ha ricreato. 
La fortezza di Cristo ha fatto sì che ciò che non era fosse, la sua infermità che ciò che era non perisse. 
Ci ha costituiti la Sua fortezza, ci ha cercati la Sua infermità.
Sant'Agostino, Trattati su Giovanni, XV, 6 


confessionale della cattedrale di San Gallo

...e il riposo

Sia dunque reso grazie a Dio che in questo modo [creando l'uomo] fece un'opera in cui riposare. 
Fece il cielo, non leggo che riposò; 
fece la terra, non leggo che riposò; 
fece il sole, la luna e le stelle, neppure allora leggo che riposò; 
ma leggo che fece l'uomo, 
e quindi riposò, 
avendo qualcuno cui rimettere i peccati.

Sant'Ambrogio, Exameron, X, 76    






domenica 7 luglio 2013

il giardino del Signore – I

Il bel giardino del Signore, o fratelli, possiede non solo le rose dei martiri, ma anche i gigli dei vergini, l'edera di quelli che vivono nel matrimonio, le viole delle vedove.
Nessuna categoria di persone deve dubitare della propria chiamata: Cristo ha sofferto per tutti. Con tutta verità fu scritto di lui: Egli vuole che tutti gli uomini siano salvati, e arrivino alla conoscenza della verità (1Tm 2,4).

sant'Agostino, Discorso 304 


la richiesta dei figli di Zebedeo (e della loro madre)

Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse:"Che cosa vuoi?". Gli rispose:"Di 'che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno". 
Rispose Gesù:"Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?". Gli dicono:"Lo possiamo".
(Mt 20, 20-22)

A questo proposito san Giovanni Crisostomo osserva acutamente: 

«Non chiede se sono capaci di morire, di versare il loro sangue, ma domanda: 
"Potete voi bere il calice" 
e per animarli aggiunge "che io devo bere?", 
in modo da renderli, con la partecipazione alle sue sofferenze, più coraggiosi»:
non un impeto di volontaristica generosità, ma la sequela di Gesù, l'imitazione di Cristo. 

Poi rileva che 

«Promettono immediatamente, 
senza sapere ciò che chiedono, 
con la speranza che la loro richiesta sia soddisfatta»:
non sanno in cosa consista il calice,
ma la loro promessa è ragionevole perché fondata sulla convivenza con Gesù. 
cfr. Giovanni Crisostomo, Omelie sul vangelo di Matteo, Om. 65,2-4

Giovanni Serodine, Richiesta della madre dei figlidi Zebedeo, Ascona, chiesa parrocchiale

venerdì 5 luglio 2013

non eloquimur magna sed vivimus!


«Noi [cristiani] non diciamo grandi cose, ma le viviamo»
Marco Minucio Felice (apologeta del 2º-3º secolo)



giovedì 4 luglio 2013

...semper gaudete* (1 Ts 5, 16)

«L'unica felicità sulla terra consiste nell'applicarsi a sempre trovare deliziosa la parte che Gesù ci dona».
santa Teresa del Bambino Gesù e del Volto Santo alla sorella Léonie, lettera 257, luglio 1897 (tre mesi prima di morire)

* siate sempre lieti

mercoledì 3 luglio 2013

per la Chiesa di Siria

«...Pregate anche per la chiesa di Siria, della quale non son degno di essere chiamato membro. Ho bisogno della preghiera e della carità di tutti voi: unitele e offritele insieme a Dio, perché la chiesa di Siria meriti di essere irrorata di rugiada celeste grazie alla vostra chiesa».

Dalla «Lettera ai cristiani di Magnesia» di sant'Ignazio di Antiochia (ca. 35 – ca. 107), vescovo e martire

martedì 2 luglio 2013

«...guardi il crocifisso che sta dietro l'altare, e se ha qualche cosada obiettare glielo dica»


Il mistero della Croce risponde a questa domanda, risponde con un fatto, perché Dio stesso [...] abbraccia [il dolore]: se fosse un male il dolore, Iddio non lo avrebbe potuto abbracciare. Il dolore diventa la prova che sollecita la libertà dell'uomo ad esplicitare sempre più abbondantemente e chiaramente la sua partecipazione alla realtà di Dio. È la condizione, il dolore, perché la libertà dell'uomo si spalanchi sempre più a Dio e così realizzi la condizione perché la promessa della vita si compia. Il dolore è un'obiezione solo per chi non lo accetta; accettarlo, infatti, come condizione che la libertà di Dio pone, come mistero della libertà di Dio, è trasformarlo in grandezza, in pace e perfino in letizia, come dice San Paolo: «Sovrabbondo di gioia nel mio dolore».
Ricorderò sempre, perché forse è stato nei primi tempi in cui ero prete, una donna che mi venne al confessionale dicendo: «Ho avuto due figli; mio marito è morto, uno dei figli è impazzito e ha ammazzato il fratello, e adesso è nel manicomio giudiziale». La chiesa era tutta nuda e spoglia, ma aveva un grande crocifisso dietro l'altare; e io, dopo qualche momento di silenzio (perché, che cosa si può dire di fronte a simili situazioni?), le ho detto: «Signora, si alzi e guardi il crocifisso che sta dietro l'altare, e se ha qualche cosa da obiettare glielo dica». La signora non si mosse, e dopo un po' di secondi disse lentamente: «Ha ragione».

Luigi Giussani, Meeting di Rimini, venerdì 26 agosto 1983
(citato da: http://www.meetingrimini.org/default.asp?id=673&item=928)