Passa attraverso l'uomo e arriverai a Dio. Per lui passi, a Lui vai. Non cercare al di fuori di lui per dove giungere a Lui. Se Egli non avesse voluto essere la via, saremmo sempre fuori strada. Perciò si è fatto la via per dove puoi andare. Non ti dico: "Cerca la via". E' la via stessa a farsi incontro a te: Alzati e cammina.

sant'Agostino, Discorso 141

sabato 29 dicembre 2018

29 dicembre: san Tommaso Becket, vescovo e martire (21 dicembre 1118 -29 dicembre 1170)

[Thomas Becket:] 

It is the just man who
Like a bold lion, should be without fear.
I am here.
No traitor to the King. I am a priest,
A Christian, saved by the blood of Christ,
Ready to suffer with my blood.
This is the sign of the Church always.
The sign of blood. Blood for blood.
His blood given to buy my life.
My blood given to pay for His death.
My death for His death.

[Tommaso Becket:]

L'uomo giusto
Come audace leone, dovrebbe essere senza paura. Eccomi.
Non traditore del Re. Io sono prete,
Un cristiano, salvato dal Sangue di Cristo,
Pronto a soffrire col mio sangue.
È questo il segno della Chiesa, sempre,
II segno del sangue. Sangue per sangue.
Dato è il Suo sangue per comprare la mia vita,
Dato è il mio sangue per pagare la Sua morte.
La mia morte per la Sua morte.

T.S. Eliot, Murder in the Cathedral (it.: Assassinio nella Cattedrale)

British Library: Harley MS 5102, f. 32 (circa 1200

giovedì 27 dicembre 2018

27 dicembre: san Giovanni apostolo

Mais ou menos quatro horas –
não dava vontade de ir embora
daquele dia
porque, naquele tempo, a rede só pescava saudades.

A vida era simples,
a gente trabalhava –
e de vez em quando olhava o mar sem saber por quê.

Da noite para o dia
vi e ouvi tantas coisas,
deitei a cabeça no seu ombro, ouvi você dizer “pai”, “amigos” – o seu grito –
olhei a morte e a mãe.

Mas a surpresa maior era você me esperar: depois de tudo –
você esperava por mim.


Foi um dia que ainda não acabou.

Um homem esquece tanto com o tempo, eu esqueci até meu nome:
tornei-me o-que-você-ama. 


Erano circa le quattro –

non sarei piú andato via
quel giorno
perché, a quei tempi, la rete raccoglieva solo nostalgia.

La vita era semplice, lavoravamo –
e ogni tanto guardavamo il mare senza sapere perché.

Dalla notte al giorno
ho visto e sentito tante cose,
ho appoggiato la testa sulla sua spalla, t’ho sentito dire “padre” e “amici” – il tuo grido –
ho visto la morte e la madre.

Ma la sorpresa piú grande era che tu m’aspettavi: dopo tutto –
tu mi aspettavi.

É stato un giorno non ancora terminato. 

Un uomo dimentica tanto col tempo, ho dimenticato perfino il mio nome:
sono diventato quello-che-tu-amavi.
Juliana P. Perez


Tilman Riemenschneider (1460-1531), Altare del Preziosissimo Sangue, Rothenburg ob der Tauber. Particolare: l'apostolo Giovanni col capo appoggiato sul petto di Gesù

domenica 16 dicembre 2018

deliciæ meæ esse cum filiis hominum*

Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te
[...].
Gioirà per te,
ti rinnoverà con il suo amore,
esulterà per te con grida di gioia.

Sof 3, 17 
* Pr 8, 22. La traduzione letterale dalla Vulgata suona: La Mia delizia è stare con gli uomini (dice Dio).

chi sei Tu? chi sono io? — "ed io che sono?" II

In principio, l'uomo era solo.
come Dio.
aprendo gli occhi, non si chiede:
chi sono?,
ma:
chi sei?
in principio,
l'uomo era orientato solo in rapporto a Dio,
e tutta la creazione
si definiva in rapporto all'uomo,
prima di lui le cose
c'erano, sì,
ma senza esistere veramente;
sotto il suo sguardo,
si misero a esistere.
Prima di lui,
il tempo scorreva,
ma acquistò la sua dimensione reale
soltanto penetrando una coscienza d'uomo.  

Elie Wiesel, Personaggi biblici attraverso il Midrash 
Immaginatevi, grottescamente,
un bambino
che per un naufragio 

si trovasse depositato sulla solita isola delle vignette, vicino a delle piante di banane, ecc...;
e supponete che […] il bambino,
in questo grottesco paragone,
arrivi a dodici, tredici, quindici anni;
senta l’esigenza di qualcosa che non sa immaginare 
e pensi:
«Sarà un sasso più grosso di questi,
sarà una banana più grande,
un filo d’erba più lungo,
un pesce più imponente di quelli che vedo guizzare qui attorno,
una stella più luminosa...».

Quello che sente dentro […]
è l’esigenza di qualcosa che non sa;
immagina possa essere come quello che vede,
eppure diverso,
«altro».
[…] 
dovrebbe dire:
«Ecco,
tutte queste cose che vorrei,
più grandi, più imponenti, più, più...;
ma, no, è un’altra cosa che vorrei». 

E allora dovrebbe concludere: 
«C’è qualche cosa nell’universo,
nella realtà,
c’è qualche cosa che corrisponde a questo bisogno,
alla mia esigenza,
e non coincide con niente di ciò che posso afferrare,
e non so che cosa è». 

Perché sa che c’è?
Perché l’esistenza di quella cosa
è implicata nel dinamismo della sua persona,
è un rimando operato da qualcosa
che ha dentro se stesso,
ma non coincide con nulla di quanto ha a disposizione,
e non sa immaginarlo.
Se nell’impatto con l’uomo
il mondo funziona come un segno,
dobbiamo dire
che il mondo
«dimostra» qualcosa d’Altro,
dimostra «Dio»
come un segno dimostra ciò di cui è segno.

Luigi Giussani, Il senso religioso, capitolo XI













Michelangelo, La creazione di Adamo (1511), Affresco della Cappella Sistina

sabato 15 dicembre 2018

in patientia vestra possidebitis animas vestras (Lc 21, 19)* II – nova et vetera** XV

La palma è l'insegna de' martiri, ma non tutti i santi hanno avuto il martirio;
come tutti i santi portano le palme in mano?
Risponde S. Gregorio che tutti i santi sono stati martiri o di ferro o di pazienza;
e così poi soggiunge: Nos sine ferro martyres esse possumus, si patientiam custodimus [= noi possiamo essere martiri senza il ferro, se custodiamo la pazienza].

     sant' Alfonso de' Liguori. Pratica di amar Gesù Cristo, capitolo  V 

La passion, notre passion, d'accord, nous l'attendons,
nous savons qu'elle doit venir
et il est convenu que nous entendons la vivre avec une certaine grandeur.

Le sacrifice de nous-même, nous attendons qu'en sonne l'heure.

Comme une bûche dans le brasier,
nous savons que nous devons être consumés.
Comme un fil de laine tranché aux ciseaux,
nous devons être séparés.
Comme un être jeune qu'on égorge,
nous devons être supprimés.

La passion, nous l'attendons.
Nous l'attendons et elle ne vient pas.

Ce qui vient, ce sont les patiences.
Les patiences,
ces petits morceaux de passion,
dont le métier est de nous tuer tout doucement pour votre gloire, 

de nous tuer sans notre gloire.

Dès le matin elles viennent au-devant de nous :
Ce sont nos nerfs trop vibrants ou trop mous ;
c'est l'autobus qui passe plein,
les ramoneurs qui viennent,
les enfants qui embrouillent tout ;
ce sont les invités que notre mari amène,
et cet ami qui, lui, ne vient pas ;
c'est le téléphone qui se déchaîne,
ceux que nous aimons qui ne s'aiment plus ;
c'est l'envie de se taire et le devoir de parler ;
c'est l'envie de parler et la nécessité de se taire ;
c'est vouloir sortir quand on est enfermé
et rester à la maison quand il nous faut sortir ;
c'est le mari sur qui nous aimerions nous appuyer
et qui devient le plus fragile des enfants ;
c'est le dégoût de notre ration quotidienne,
et le désir nerveux de tout ce qui n'est pas à nous.
Ainsi viennent nos patiences en rangs serrés
ou en file indienne et elles oublient toujours de nous dire qu'elles sont le martyre qui nous fut préparé.

Et nous les laissons passer avec mépris,
attendant pour donner notre vie une occasion qui en vaille la peine.
Car nous avons oubliéque s'il est des branches qui se détruisent par le feu,
il est des planches que les pas usent,
tout doucement
et qui tombent en fine sciure.
Car nous avons oublié
que s'il est des fils de laine tranchés net par les ciseaux,
il est des fils de tricot qui s'amincissent
au jour le jour sur le dos de ceux qui les portent.

Si tout rachat est un martyre,
tout martyre n'est pas sanglant.

Il en est d'égrenés d'un bout à l'autre d'une vie.
C'est la passion des patiences.


La passione, la nostra passione, sì, noi l'attendiamo.
Noi sappiamo che deve venire,
e naturalmente intendiamo viverla con una certa grandezza.

Il sacrificio di noi stessi:
noi non aspettiamo altro che ne scocchi l'ora.

Come un ceppo nel fuoco,
così noi sappiamo di dover essere consumati.

Come un filo di lana tagliato dalle forbici,
così noi dobbiamo essere separati.

Come un giovane animale che viene sgozzato,
così noi dobbiamo essere uccisi.

La passione, noi l'attendiamo.

Noi l'attendiamo, ed essa non viene.

Vengono, invece, le pazienze.

Le pazienze, queste briciole di passione,
che hanno lo scopo di ucciderci lentamente per la tua gloria,
di ucciderci senza la nostra gloria.

Fin dal mattino esse vengono davanti a noi: 
sono i nostri nervi troppo scattanti o troppo lenti, 

E' l'autobus che passa affollato;
il latte che trabocca,
gli spazzacamini che vengono,
i bambini che imbrogliano tutto.
Sono gli invitati che nostro marito porta in casa
e quell'amico che, proprio lui, non viene;
E' il telefono che si scatena;
quelli che noi amiamo e non ci amano più;
E' la voglia di tacere e il dover parlare,
E' la voglia di parlare e la necessità di tacere;
E' voler uscire quando si è chiusi
e rimanere in casa quando bisogna uscire;
E' il marito al quale vorremmo appoggiarci
e che diventa il più fragile dei bambini;
E' il disgusto della nostra parte quotidiana,
E' il desiderio febbrile di tutto quanto non ci appartiene

Così vengono le nostre pazienze,
in ranghi serrati o in fila indiana,
e dimenticano sempre di dirci che sono il martirio preparato per noi.

E noi le lasciamo passare con disprezzo, aspettando - per dare la nostra vita -un'occasione che ne valga la pena.

Perché abbiamo dimenticato che come ci son rami che si distruggono col fuoco,
così ci son tavole che i passi lentamente logorano e che cadono in fine segatura.

Perché abbiamo dimenticato che se ci sono fili di lana tagliati netti dalle forbici,
ci son fili di maglia che giorno per giorno si consumano sul dorso di quelli che l'indossano.

Ogni riscattto è un martirio,
ma non ogni martirio è sanguinoso:

ce ne sono di sgranati da un capo all'altro della vita.

E' la passione delle pazienze.
Madeleine Delbrêl, Passion des patiences, in: Alcide, Ed. du Seuil, 1968, pp. 83-84). Traduzione italiana in: La gioia di credere, Gribaudi 

la traduzione letterale dalla Vulgata suona: nella vostra pazienza possederete le vostre anime

** cose nuove e cose antiche: Ed egli disse loro: "Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche" (Mt 13, 52) 

mercoledì 5 dicembre 2018

famiglia umana

No man is an Iland, intire of itselfe; every man
is a peece of the Continent, a part of the maine;
if a Clod bee washed away by the Sea, Europe
is the lesse, as well as if a Promontorie were, as
well as if a Manor of thy friends or of thine
owne were; any mans death diminishes me,
because I am involved in Mankinde;
And therefore never send to know for whom
the bell tolls; It tolls for thee.

No man is an island,  entire of itself,  every man is a piece of the continent,  part of the main.  if a clod be washed away by the sea, europe is the less.  as well as if a promontory were.  as well as if amanor of thy friend's of of thine own were: any man's death diminishes me,  because I am involved in mankind, and therefore never send to know for whom the bell tolls;  it tolls for thee.
John Donne (1572-1631)

Traduzione:

Nessun uomo è un'isola, 
completo in se stesso;
ogni uomo
è un pezzo del continente,
una parte del tutto.
Se anche solo una zolla venisse lavata via dal mare,
l'Europa ne sarebbe diminuita,
come se le mancasse un promontorio,
come se venisse a mancare una dimora di amici tuoi,
o la tua stessa casa.
La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce,
Perché io sono parte dell'umanità.
E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te 

lunedì 3 dicembre 2018

in domo Patris mei mansiones multae sunt*

È un grande errore poi quel che dicono alcuni:
Dio non vuol tutti santi.

No, dice S. Paolo: 

Haec est... voluntas Dei, sanctificatio vestra (I Thess. IV, 3).

Iddio vuol tutti santi, ed ognuno nello stato suo,
il religioso da religioso, il secolare da secolare,
il sacerdote da sacerdote, il maritato da maritato,
il mercadante da mercadante,
il soldato da soldato,
ecosì parlando d'ogni altro stato.
Sant' Alfonso de' Liguori. Pratica di amar Gesù Cristo
Beatus di Facundus, La Gerusalemme Celeste (1047)
* Gv 14, 2: Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore.

domenica 2 dicembre 2018

imago Dei*

http://www.etimo.it/?term=Imitare&find=Cerca
* Cfr. Gn 1, 26: Dio disse: "Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza" – [Deus] ait : "Faciamus hominem ad imaginem et similitudinem nostram"

venerdì 30 novembre 2018

propter nos homines*

Signore, bisogna dire 
che siete troppo appassionato per gli uomini, 
non sapete più che fare 
per farvi da essi amare.
Sant'Alfonso Maria de' Liguori, Visite al Santissimo Sacramento e a Maria Santissima 
 * Credo niceno-costantinopolitano: "per [a causa] di noi uomini"

martedì 27 novembre 2018

sacrum facere*

“Ah ! je ne puis recevoir la Sainte Communion aussi souvent que je le désire,
mais, Seigneur, n'êtes-vous pas Tout-Puissant ? 
...Restez en moi, comme au tabernacle, ne vous éloignez jamais de votre petite hostie......”

Ah, non posso ricevere la Santa Comunione tanto spesso come desidero ! 
Ma, Signore, non sei tu Onnipotente ?
...Resta in me, come nel tabernacolo : non allontanarti mai dalla tua piccola ostia !
Santa Teresa del Bambino Gesù e del Volto Santo (1873-1897), Offerta di se stessa come vittima di Olocausto all'Amore Misericordioso del Buon Dio (Preghiera 6; testo completo, 
in francese: https://www.therese-de-lisieux.catholique.fr/therese/sa-spiritualite/ses-ecrits/prieres-de-sainte-therese-de-lisieux/acte-offrande/
in italiano: https://www.therese-de-lisieux.catholique.fr/it/teresa/espiritualidad/scritti/preghiere/atto-dofferta-allamore-misericordioso/
* "fare sacro": da qui la parola "sacrificio"

giovedì 1 novembre 2018

1º novembre: tutti i Santi

La santità non consiste nel fatto che l'uomo dà tutto,
ma nel fatto che il Signore prende tutto. 
Tra offerta e esaudimento vi è sempre come un contrasto, uno sbaglio, una svista. 
L'uomo offre tutto forse a parole, 
pronuncia l'offerta a mezza bocca. 
Ed egli lo immagina sempre come qualcosa di limitato. 
La sua offerta, nonostante la sua volontà, non deve tenere per sé niente, né una figura conforme a questo mondo. 
E il Signore l'ascolta come se fosse stata pronunciata nel modo dovuto; 
e quando egli prende tutto nel suo senso, 
allora probabilmente l'uomo grida e rimpiange quello che gli è stato preso, 
ma la grazia della santità sta appunto nel fatto che il Signore permette la svista.
Adrienne von Speyr, Mistica oggettiva
Beato Angelico, Incoronazione della Vergine (1434-1435), Parigi, Museo del Louvre

venerdì 5 ottobre 2018

Presenza reale II — et incarnatus est III - nova et vetera* XIV

Oh che bella delizia 
starsene avanti ad un altare con fede e con un poco di tenera divozione 
a parlare alla familiare con Gesù Cristo, 
che ivi sta a posta per sentire ed esaudire chi lo prega! 
Domandargli perdono de' disgusti dati! 
Presentargli i suoi bisogni, 
come fa un amico ad un altro amico 
con cui si abbia tutta la confidenza...
Sant'Alfonso Maria de Liguori, Le Visite al Santissimo Sacramento e a Maria Santissima
Che cosa significhi stare in adorazione davanti al Santissimo l’ho scoperto quand’ero studente a Friburgo, in Svizzera, alla fine degli anni Sessanta.
Nella basse ville, la città bassa, c’erano le baracche dei lavoratori stranieri, quasi tutti muratori, 
e una di loro era la sede della MOPP (Missione operaia SS Pietro e Paolo), il movimento fondato dal padre domenicano Jacques Loew che aveva fatto lo scaricatore di porto a Marsiglia.
A Friburgo i preti operai erano una ventina.
Ogni giovedì sera facevano l’adorazione eucaristica, 
cui partecipavamo anche noi studenti.

Stavano seduti sui cuscini e i più finivano per addormentarsi, 
stanchi morti dopo una dura giornata di lavoro. 
Molti di loro da preti erano diventati manovali. 

Una volta, chiacchierando con padre Loew, 
gli domandai se non sarebbe stato meglio fare l’adorazione di domenica, 
evitando così di dormire davanti al Santissimo.

La sua risposta fu secca e non l’ho più dimenticata:
«Non capisci niente, 
l’adorazione è soltanto uno stare con Gesù, un passare del tempo con Lui».
Card. Angelo Scola con Luigi Geninazzi, Ho scommesso sulla libertà. Autobiografia
* cose nuove e cose antiche: Ed egli disse loro: "Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche" (Mt 13, 52)

domenica 5 agosto 2018

mihi fecistis *

L'assistenza agli infermi deve avere la precedenza e la superiorità su tutto, 
in modo che essi siano serviti veramente come Cristo in persona,
il quale ha detto di sé: 
"Sono stato malato e mi avete visitato",
e: "Quello che avete fatto a uno di questi piccoli, lo avete fatto a me".
I malati però riflettano, a loro volta, che sono serviti per amore di Dio e non opprimano con eccessive pretese i fratelli che li assistono,
ma comunque bisogna sopportarli con grande pazienza, poiché per mezzo loro si  acquista un merito più grande. 


Infirmorum cura ante omnia et super omnia adhibenda est, ut sicut revera Christo ita eis serviatur,
quia ipse dixit:
Infirmus fui et visitastis me,
et:
Quod fecistis uni de his minimis mihi fecistis.
Sed et ipsi infirmi considerent in honorem Dei sibi servire, et non superfluitate sua contristent fratres suos servientes sibi;

Regola di san Benedetto, Capitolo XXXVI - I fratelli infermi


St. Gallen  Stiftsbibliothek, Cod. Sang. 914, p. 95, Successivo all’810, è il testimone più importante della Regula Benedicti.


* cfr. Mt 25, 40: E il re risponderà loro: "In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me"













venerdì 22 giugno 2018

πάντα δὲ δοκιμάζετε, τὸ καλὸν κατέχετε,*

…roborem quendam mirae magnitudinis, qui prisco paganorum vocablulo appellatur robor Iobis,
in loco qui dicitur Gaesmere, servis Dei secam adstantibus succidere temptavit.
Cumque mentis constantia confortatus arborem succidisset, magna quippe aderat copia paganorum,
qui et inimicum deorum quorum intra se diligentissime devotabant; sed ad modicum quidam arbore preciso contesti immensa roboris moles divino desumet flato exagitata palmitem contratto disrupta est,
et quattuor ingentis magnitudinis aequali longitudine trunci absque labore adstantium apparuerunt.
Quo viso prius abiecta maledictione credentes reddiderunt.
Tunc autem summae sanctitatis antistes, onsilio inito cum fratribus ligneum ex supradictae arboris metallo oratorium construxit eamque in honore sancti Petri apostoli dedicavit.

…[san Bonifacio (ca. 680-754)] cercò di abbattere 
- al cospetto di molti spettatori - 
una quercia di immensa grandezza, 
che nell'antica lingua dei pagani era chiamata "Quercia di Giove", 
in un luogo di nome Gaesmere. 
Quando, 
confortato dalla perseveranza del suo animo, 
si mise ad abbattere la quercia, 
era presente una gran quantità di pagani, 
che inveivano alacremente contro il nemico degli dèi. 
Ma non appena il santo ebbe intaccato solo un poco dell'albero, 
l'enorme quercia, venne scossa dall'alto da un vento divino, 
e fu abbattuta. 
Il tronco venne diviso in quattro grandi pezzi di uguale lunghezza 
senza che alcuno dei presenti vi avesse messo mano. 
Veduto questo, 
i pagani, che prima bestemmiavano, 
divennero credenti. 
Allora il santissimo vescovo, 
dopo essersi consultato con i fratelli, 
 con il legno di quell'albero 
costruì un oratorio in onore di san Pietro.
san Villibaldo di Eichstätt (700-787/88), Vita sancti Bonifatii 

Karl Friedrich Lessing (1808–1880), Bonifacio abbatte la quercia di Donar
* I Ts 5, 21: Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono.

la Bontà si è fatta carne – nova et vetera* XIII

In seguito Gesù si recò in una città chiamata Nain, 
e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. 
Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. 
Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: "Non piangere!".
Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: "Ragazzo, dico a te, àlzati!". Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre.
Lc 7, 11-15
Gesù risuscita il figlio della vedova di Nain, dipinto murale sulla parete della Chiesa di St. Georg (Oberzell), Reichenau (Germania), X-XI secoloAnche se gli occhi sono sbiaditi, si può osservare che lo sguardo di Gesù è rivolto alla donna ai suoi piedi.
Era buono. 
Quando vide quel funerale si informò subito: «Chi è?». 
«È un adolescente, a cui è morto il padre poco tempo fa.» 
E sua madre stava gridando e gridando e gridando dietro al feretro, 
non come si usava allora, ma come si usa nella natura del cuore di una madre, che liberamente si esprime. 
Fece un passo verso di lei e le disse: «Donna, non piangere!».
Ma c’è qualcosa di più ingiusto che dire a una donna cui il figlio è morto, sola: «Donna, non piangere»? 
Ed era invece il segno di una compassione, di un’affezione, di una partecipazione al dolore sterminate. 
Disse al figlio: «Alzati!». 
E le restituì il figlio. 
Ma non poteva restituirle il figlio senza dir niente: sarebbe rimasto nella sua gravità di profeta e taumaturgo, di uomo dei miracoli. 
«Donna, non piangere», disse. 
E le restituì il figlio. Ma disse prima: 
«Donna, non piangere».
Luigi Giussani, "Riconoscere Cristo", in: Il tempo e il tempio 

* cose nuove e cose antiche: Ed egli disse loro: "Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche" (Mt 13, 52)

ubi Petrus, ibi Ecclesia*



* dove è Pietro, ivi è la Chiesa. (sant’Ambrogio (Expositio in Ps., XL, § 30)

giovedì 21 giugno 2018

ô Église, ô ma mère! – II

L’Église, c’est l’Évangile qui continue.

La Chiesa è il Vangelo che continua. 
card. Charles Journet (1891-1965)  
Rembrandt, Cristo nella tempesta sul mare di Galilea (1633), rubato dall’Isabella Stewart-Gardner Museum di Boston

domenica 10 giugno 2018

la statura dell'uomo – III

L’uomo non è grande, se non quando è in ginocchio davanti a Dio. 


L’homme n’est grand que lorsqu’il est à genoux devant Dieu. 
Card. Robert Sarah (1945) avec Nicolas Diat, Dieu ou rien, entretien sur la foi (it.: Dio o niente, conversazione sulla fede con Nicolas Diat)


Jan e Hubert van Eyck, Adorazione dell'Agnello mistico (1426-1432, particolare), Gand, Cattedrale di San Bavone

sabato 9 giugno 2018

la statura dell'uomo ‑ II

Solo il diavolo non si inginocchia, perché – dicono i Padri del deserto – non ha le ginocchia.
Ufficio delle celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice, La liturgia, opera della Trinità
http://www.vatican.va/news_services/liturgy/details/ns_lit_doc_20120208_opera-trinita_it.html 

Hugo van der Goes, La Tentazione (1470), Vienna, Kunsthistorisches Museum

la statura dell'uomo

23 luglio [1942]

[....] Oggi, mentre passavo per quei corridoi così affollati,
ho sentito improvvisamente un gran desiderio d’inginocchiarmi sul pavimento di pietra,
in mezzo a tutta quella gente.
L’unico atto degno di un uomo che ci sia rimasto di questi tempi
è quello d’inginocchiarci davanti a Dio. [...]
Dal diario di Etty Hillesum (Middellburg, Paesi Bassi, 15 gennaio 1914 - Auschwitz, 30 novembre 1943)

mercoledì 6 giugno 2018

ma quella via…*

...timore e spavento mi hanno invaso
e quasi mi hanno sopraffatto (cfr. Sal 54,6) le tenebre dei miei peccati.
[...]

Ma [...], l'anima mia stanca ricorre a Colui che per mezzo di Salomone dice:
Confida nel Signore con tutto il cuore e non appoggiarti sulla tua intelligenza; in tutti i tuoi passi pensa a lui ed egli appianerà i tuoi sentieri (Pro 3,5-6). 

San Bonifacio, Lettera 78











Eugène Burnand, Gli apostoli Pietro e Giovanni corrono al sepolcro il mattino dopo la resurrezione (1898), Parigi, Musée d'Orsay
* Alessandro Manzoni, Adelchi IV, 1:
...ma quella via,
Su cui ci pose il ciel, correrla intera
Convien, qual ch'ella sia, fino all'estrem
o.

martedì 5 giugno 2018

5 giugno: san Bonifacio, vescovo e martire (ca. 673-754)

Stiamo saldi nella giustizia e prepariamo le nostre anime alla tentazione 
per ottenere l'appoggio di Dio 
e diciamogli: 
Signore, tu sei stato per noi rifugio di generazione in generazione (Sal 89,1).
Confidiamo in Lui che ha messo sulle nostre spalle questo peso. 

Ciò che noi da soli non siamo capaci di portare, portiamolo con il suo aiuto. 
Egli è onnipotente 
e dice: 
Il mio giogo è dolce e il mio carico leggero (Mt 11,30).
san Bonifacio, lettera 78
 

Codex Radegundis, che secondo la tradizione porta i tagli dell'ascia con la uale fu martirizzato san Bonifacio 



giovedì 31 maggio 2018

delectactio victrix*

Videns itaque vir beatissimus [i. e. sanctus Bonifatius] aecclesiam Dei crescere et certantibus studios ad vota perfections accendi, duplicem viam ad profectum religionis instituens, monasteria construere coepit, ut ad fidem catholicam populi non tam aecclestica gratia quam monachorum ac virginum congregationibus raperentur.

Il beatissimo uomo [san Bonifacio],
vedendo crescere la Chiesa di Dio e vedendola giungere con intenso ardore alla speranza della perfezione, istituì una duplice via 
per raggiungere la perfezione del culto: 
cominciò a costruire monasteri, 
affinché il popolo venisse rapito verso la fede cattolica 
non tanto per mezzo dell’istituzione ecclesiastica, 
quanto grazie alle congregazioni di monaci e di vergini. 
Rodolfo di Fulda (prima dell'800 – Fulda, 8 marzo 865), Vita Leobae abbatissae Biscofesheimensis


* l’attrattiva che avvince (sant’Agostino)

domenica 27 maggio 2018

..."ed io che sono?" – I

Car Je est un autre. 
Si le cuivre s'éveille clairon, il n'y a rien de sa faute. 
Cela m'est évident : j'assiste à l'éclosion de ma pensée : je la regarde, je l'écoute : je lance un coup d'archet : la symphonie fait son remuement dans les profondeurs, 
ou vient d'un bond sur la scène.

Si les vieux imbéciles n'avaient pas trouvé du Moi que la signification fausse, 
nous n'aurions pas à balayer ces millions de squelettes qui, 
depuis un temps infini ! 
ont accumulé les produits de leur intelligence borgnesse, 
en s'en clamant les auteurs ! 

Io è un altro. 
Se l’ottone si risveglia tromba, non è per niente colpa sua. 
Questo mi è evidente: io assisto allo sbocciare del mio pensiero: lo guardo, lo ascolto: gli dò un colpo d’archetto: la sinfonia si agita in profondità, 
oppure salta  sulla scena con un balzo.

Se i vecchi imbecilli 
[cfr. il cogito ergo sum di Cartesio] non avessero trovato che il significato falso del Me,  
non dovremmo spazzar via questi milioni di scheletri che 
‑ da tempi incalcolabili! ‑ 
hanno accatastato i prodotti della loro orba intelligenza, 
dichiarandosene fieramente gli autori! 
Arthur Rimbaud (1854-1891) a a Paul Demeny (“Lettre du Voyant” [= "Lettera del Veggente"], 15 maggio 1871)


In questo momento io,
se sono attento,
cioè se sono maturo,
non posso negare che l’evidenza più grande e profonda che percepisco
è che io non mi faccio da me,
non sto facendomi da me.

Non mi do l’essere, non mi do la realtà che sono, sono «dato».

È l’attimo adulto della scoperta di me stesso come dipendente da qualcosa d’altro.Quanto più io scendo dentro me stesso,
se scendo fino in fondo, donde scaturisco?

Non da me: da altro.

È la percezione di me come un fiotto che nasce da una sorgente.

C’è qualcosa d’altro che è più di me, e da cui vengo fatto.

Se un fiotto di sorgente potesse pensare,
percepirebbe al fondo del suo fresco fiorire una origine che non sa che cos’è, è altro da sé.

Si tratta della intuizione, che in ogni tempo della storia lo spirito umano più acuto ha avuto, di questa misteriosa presenza da cui la consistenza del suo istante, del suo io, è resa possibile.

Io sono «tu-che-mi-fai».

Soltanto che questo «tu» è assolutamente senza faccia;
uso questa parola «tu» perché è la meno inadeguata nella mia esperienza d’uomo
per indicare quella incognita presenza che è, senza paragone, più della mia esperienza d’uomo.
Luigi Giussani, Il senso religioso, cap. X

sabato 26 maggio 2018

la cosa più grande

Al reverentissimo e dilettissimo figlio, l’Arcidiacono Gemmulo, Bonifacio, esiguo servo dei servi di Dio [porge] un amabile saluto di eterna carità in Cristo.

Spesso la carità unisce spiritualmente coloro che sono fisicamente separati da una lunga distanza. 


E si sa che nella peregrinazione una fatica non minima è costituita dal fatto che l’amico ricorda triste e afflitto l’amico – che ama ardentemente e da cui è lungamente separato – e sopporta difficilmente il nemico vicino, scocciatore e molesto, che lo avversa. 

Potessi averti vicino, fratello, come consolatore in questa peregrinazione! 

Usufruirei del tuo santo consiglio, godrei della tua consolazione, mi rallegrerei alla vista del tuo caro volto e mi riconforterei con la tua santa esortazione. 

Siccome però le condizioni di questa vita mortale e le circostanze non lo permettono, faccia la vera carità la sola cosa e la più grande, che Dio ordina e concede di fare quando dice: 

Questo è il mio comandamento, che vi amiate gli uni gli altri [Gv 13, 35], eccetera. 

L’assente ami veramente in Dio colui che non può avere corporalmente presente. 
E, come disse S. Agostino, anche se uno fosse in oriente e l’altro in occidente, [essi] uniti dalla carità, non saranno mai separati l’uno dall’altro; e il Salvatore del mondo: 

Da questo tutti sapranno fino a gli uni per gli altri. [Gv 13, 34-35]

Perciò – secondo Giacomo, che disse: 

La preghiera fatta con fede salverà il malato [Gc 5, 15], 

e poco più sotto: Pregate gli uni per gli altri, per essere guariti [Gc 5, 16]– 

preghiamo l’uno per l’altro, affinché siamo salvati e la pietà del Signore, che ci ha separati in terra, ci riunisca felici sulla cima dei Cieli.



Reverentissimo et dilectissimo filio Iammulo archidiacono Bonifatius exiguus servus servorum Dei amabile in Cristo aeternae caritatis salutem. 


Sepe spiritaliter caritas iungit, quos corporaliter longa intercapedine disiungit. Et haec non minima peregrinationis erumna esse dinoscitur, quod amicus amicum, quem ardenter diligit, longe disiunctum tristis et merens memorat et adversantem inimicum prope tribulatorem et molestum difficulter patitur. Utinam te, frater, peregrinationis huius consolatorem prope habeam, tuo sancto consilio utar, consolatione gaudeam, aspectu care faciei laeter et sancta exhortatione reficiar. Sed quia hoc fieri vitae mortali condicio et rerum ratio non permittit, faciat vera caritas solum et maximum, quod concedit et precepit Deus dicendo: Hoc est preceptum meum, ut diligatis invicem [Gv 13, 35] et cetera. Amet in Deo veraciter absentem, quem corporaliter presentem tenere nequit. Et, sicut sanctus Augustinus dixit, licet unus sit in oriente et alius in occidente, con glutinata caritate numquam ab invicem separantur; et salvator mundi: In hoc cognoscunt usque ad invicem. Ergo iuxta Iacobum, qui dixit: Oremus pro invicem, ut salvemini [Gc 5, 15], oremus pro invicem , ut salvemur, et pietas Domini, quae nos in terra separavit, gaudentes in caelorum culmine congreget. 
San Bonifacio († 754) al Cardinal diacono Gemmulo. (S. Bonifacii Ep. 104)



oportune inportune*

[...]
Signore! 
Meglio errare nel Tuo nome che dimenticarTi. 
Meglio peccare per Te che scordarTi. 
Meglio perire che scomparire dalla Tua presenza.
da: Andrej Sinjavskij (Abram Terz), Pensieri improvvisi
* cfr. 2 Tm 4,2: praedica verbum insta oportune inportune: annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno

giovedì 24 maggio 2018

Dio risponde all’SOS: si è fatto uomo – nova et vetera* XII

Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: "Ecco l'agnello di Dio!". 
E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: "Che cosa cercate?".
Gli risposero: "Rabbì - che, tradotto, significa Maestro -, dove dimori?".
Disse loro: "Venite e vedrete". ¨Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro.
Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: "Abbiamo trovato il Messia" - che si traduce Cristo - e lo condusse da Gesù. 

Gv I, 35-42
Stuant Johánnes gomono éin      mit sinen júngoron zuein,
gisáh er gangan thárasun      then selben drúhtines sun:
Wás iz ouh giwáro    gótes drut ther máro
ther gote ríhta filu frám      sine wéga sos iz zám.
Er fíngar sinan thénita,      then júngoron sar tho zélita,
joh sár in tho giságeta      thia sálida in thar gáganta
“Séhet”, quad er, “hérasun,      war geit ther drúhtines sun;
sin lámp thaz er io méinta,      ther wízzod ouh bizeinta.
Oba tház thie liuti nérita     joh húngeres biwérita,
irretit thiz mit wórton    thia wórolt fon then súnton.”
Thiu wórt sie sar intfíangun      joh after ímo giangun;
er kérta sih sar wídar zín, quad:     “guate man, waz skel iz sín?”
Spráchun sie tho zi imo sar:    “tar zellen wir thir wár,
wir woltun wízan in giwís,     war thu émmizigen biruwis.”
“Ih dúan es”, quad er,     “rédina, inti óug iu mino solida
joh iuih únfarholan dúan     állan minan suásduam.”
So sie tho thára quamun,      thaz héimingi gisahun,
sie nuzzun thera héimwisti      then dág tho mit gilústi.
Théro zueio ánder     was Pétruse gilanger,
brúader sin gimúater;      nu ist gótes thegan guoter.
Imo ílt er sar gísagen thaz,     want er mo líobosto was;
thaz ér ni wurti héilo     (thero frumono) ádeilo.
“Éigun”, quad er, “liobo man,   thia fruma uns fúntan filu fram 

(wízun ouh theiz wár ist),     selbon drúhtinan Krist!
Bruader, zéllu ich thir wár,      ni móht ich mih intháben sar,
nih hera giílti zi thír,     thaz thú thara gíangis mit mir;
Taz íh tih thes gibéitti,     thara zi ímo leitti,
taz thu gisáhis thén man;     er scal thir líchen filu fram.“


Giovanni stava tra gli uomini, solo, con due dei suoi discepoli,
quando vide il Figlio di Dio passare di lì.
Il famoso discepolo di Dio prestava attenzione a questo,
orientava a Dio la sua vita, come è giusto.
Lo indicò con il dito, e subito lo raccontò ai discepoli,
immediatamente disse loro, che la loro salvezza stava passando da lì.
“Vedete”, disse, “veramente il Figlio di Dio sta camminando qui,
il Suo Agnello, a cui ha pensato das sempre, di cui ha parlato anche la Legge.
Accadrà così, che salverà la gente e la preserverà dalla fame.
Con le sue parole libererà il mondo dal peccato.
Non appena ebbero udito queste parole cominciarono a seguirLo;
subito Lui si voltò verso di loro, disse:
“Brava gente, cosa c’è?”
Immediatamente Gli dissero: “Maestro, davvero te lo diciamo:
vogliamo sapere con certezza dove abiti”.
“Ve lo dirò, e vi mostrerò la mia casa,
non vi terrò nascosta nessuna delle mie dimore.”
Così si recarono lì e videro la casa.
Trascorsero la giornata nella gioia.
Uno dei due era imparentato con Pietro:
era il suo bel fratello, ora è un buon discepolo di Dio.
[Andrea] corre subito verso di lui per dirglielo […].
Gli dice: “Carissimo, abbiamo trovato la salvezza tra noi […]:
il Signore Cristo in persona! 

Fratello, non potevo soffermarmi senza prima correre da te,
così che tu possa venire con me da Lui; 
per questo sto aspettando di portarti da Lui, 
affinché tu stesso possa conoscerLo:
ti piacerà tantissimo. 

Otfrid di Weissenburg (monaco nonché il primo scrittore di lingua tedesca di cui si conosce il nome), Liber Evangelioum, fine IX sec. 
E Giovanni, come afferrato dallo spirito profetico, grida: 
«Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo». 
I suoi ascoltatori sono probabilmente avvezzi a sentirlo esplodere in frasi non sempre comprensibili, e l’accettano perché: «È il profeta», ma non vi prestano una grande attenzione. 
Qualcuno invece resta colpito da quel grido e da quello sguardo fisso su una persona. Sono due che venivano da lontano, due pescatori della Galilea, che erano lì attentissimi, come due provinciali in città, a tutto quanto accadeva. 
Ebbene quei due, accorgendosi di chi Giovanni Battista stava guardando nel pronunciare quella frase, lo seguono. 
«Gesù si voltò e vide che lo seguivano, allora disse: "Che cosa volete?". 
Essi gli dissero: "Dove stai di casa, Rabbi?". Gesù rispose: "Venite a vedere". 
Quei due andarono, videro dove Gesù abitava e rimasero con lui fino a sera. 
Erano circa le quattro del pomeriggio.» 
È suggestiva l’illogicità con cui si nota che i due rimasero con lui fino a sera e poi, senza dir nulla, si ritorna all’ora in cui sono entrati in rapporto con lui: le quattro del pomeriggio.
Uno dei due si chiamava Andrea. 

Incontra suo fratello Simone e gli dice: «Abbiamo trovato il Messia». 
Bene: due persone vanno a casa di uno sconosciuto, vi trascorrono mezza giornata e non ci viene detto né che cosa hanno fatto né che cosa hanno detto. 
Quello che sappiamo è che uno dei due, tornato a casa, dice al fratello: «Abbiamo trovato il Messia». 
C’è una inaudita naturalezza in questo racconto. 
Luigi Giussani (1922-2005),  All’origine della pretesa cristiana (cap. IV)













Rembrandt (attribuito a), Battesimo di Gesù (ca. 1660), Dresda, Gabinetto delle incisioni
* cose nuove e cose antiche: Ed egli disse loro: "Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche" (Mt 13, 52)

solitudine e compagnia

Just a castaway
An island lost at sea
Another lonely day
With no one here but me
More loneliness
Than any man could bear
Rescue me before
I fall into despair

I’ll send an SOS to the world (2x)
I hope that someone gets my (3x)
Message in a bottle, yeah (2x)


A year has passed since
I wrote my note
But I should have known
this right from the start
Only hope can keep me together
Love can mend your life
But love can break your heart

I’ll send an SOS to the world (2x)
I hope that someone gets my (3x)
Message in a bottle, yeah (2x)


Walked out this morning
Don’t believe what I saw
A hundred billion bottles
Washed up on the shore
Seems I’m not alone at being alone
A hundred billion castaways
Looking for a home

I’ll send an SOS to the world (2x)
I hope that someone gets my (3x)
Message in a bottle, yeah (2x)


Sending out an SOS.
Sending out an SOS.
Sending out an SOS.
Sending out an SOS.
Sending out an SOS.
Sending out an SOS.
Sending out an SOS.
Sending out an SOS.

Sending out an SOS.
Sending out an SOS.
Sending out an SOS.
Sending out an SOS.
Sending out an SOS.
Sending out an SOS.
Sending out an SOS.
Sending out an SOS.

The Police, Message in a bottle (in: Reggatta de Blanc, 1979)
https://youtu.be/MbXWrmQW-OE

Traduzione

Solamente un naufrago / Un’atollo sperduto nell’oceano / Un ulteriore solitario giorno / Con nessuno qui eccetto me / Più isolamento / Di quanto un altro uomo possa sopportare / Soccorretemi prima /che crolli nella buia disperazione

Invierò un SOS al mondo (2x) / Spero che qualcuno riceva il mio (3x) / Messaggio in bottiglia, sì (2x) 
Un anno è passato / da quando ho scritto il mio messaggio / Ma avrei dovuto conoscere / quest’esito sin dall’inizio / Solo la speranza può farmi rimanere intero / L’amore può rammendare la tua esistenza / Ma l’amore può spezzare il tuo cuore

Invierò un SOS al mondo (2x) / Spero che qualcuno riceva il mio (3x) / Messaggio in bottiglia, sì (2x)
Stamattina ho fatto una passeggiata / Non credevo ai miei occhi: / Cento miliardi di bottiglie / Portate dalle onde a riva / Sembra ch’io non sia il solo a sentirmi solo /Cento miliardi di naufraghi / In cerca di una patria

Invierò un SOS al mondo (2x) / Spero che qualcuno riceva il mio (3x) / Messaggio in bottiglia, sì (2x)
Spedisco un SOS. /Spedisco un SOS. / Spedisco un SOS. / Spedisco un SOS. / Spedisco un SOS. / Spedisco un SOS. / Spedisco un SOS. / Spedisco un SOS.

Spedisco un SOS. /Spedisco un SOS. / Spedisco un SOS. / Spedisco un SOS. / Spedisco un SOS. / Spedisco un SOS. / Spedisco un SOS. / Spedisco un SOS.







…la religione è sì ciò che l’uomo fa nella sua solitudine, ma è anche ciò in cui scopre la sua essenziale compagnia. 

Tale compagnia è poi più originale della solitudine, in quanto quella struttura di domanda non è generata da un mio volere, mi è data. 

Perciò prima della solitudine sta la compagnia, che abbraccia la mia solitudine, per cui essa non è più vera solitudine, ma grido di richiamo alla compagnia nascosta.

Luigi Giussani, Il senso religioso, capitolo quinto

mercoledì 23 maggio 2018

ipsis ... vocatis Iudaeis atque Graecis Christum Dei virtutem et Dei sapientiam* III

Gesù di Nazareth per noi è il compimento dell' attesa in cui tutto il popolo d' Israele è vissuto, unico nella storia del mondo. 

Ma la nostra non è presunzione,
bensì uno stupefatto paragone, 
per cui a noi poveri uomini comuni il Mistero di quella persona si è comunicato, 
sì che guardando la storia come ha raggiunto noi in paragone con la storia degli ebrei, 
saremmo più felici di chiedere ai nostri fratelli ebrei di perdonarci la nostra certezza, 
mentre a essi è riservato ancora di portare pondus diei et aestus (cioè tutto il peso della storia) nella vita. 
don Luigi Giussani, "Noi siamo degli ebrei", in: La Repubblica, 2. 1. 1999 
 https://it.clonline.org/archivio/luigi-giussani/noi-siamo-degli-ebrei
 * I Cor 1, 24: 
per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio

sabato 14 aprile 2018

sana contritiones terrae, quia commota est*

Nos petites peines, elles, sont enfin le merveilleux moyen que nous avons d'activer, de féconder la grande peine du monde...
Rien n'est triste en ce moment comme de voir souffrir des épreuves exceptionnelles à l'aveugle, par le monde entier.

Et pourtant, ces épreuves lui sont proportionnées comme nôtre peine quotidienne à chacun de nous.
Aussi est-ce une immense joie que de savoir qu'en « voulant » chacune de nos petites peines, nous devenons comme les yeux du monde douloureux et tâtonnant.


Le nostre piccole pene, loro, sono in fondo, il meraviglioso strumento che noi abbiamo per attivare, per fecondare la grande pena del mondo…
In questo momento niente è triste quanto il vedere il mondo soffrire delle prove eccezionali, alla cieca.


E tuttavia queste prove gli sono proporzionate, come la nostra pena quotidiana è proporzionata a ciascuno di noi. 
È anche un'immensa gioia sapere che "volendo" ciascuna delle nostre piccole pene, noi diventiamo come gli occhi del mondo dolorante e brancolante.
Madeleine Delbrêl, da un articolo intitolato Notre pain quotidien (1941) - mia traduzione

*cfr. Sal 59 (60), 4:

Commovisti terram, et conturbasti eam ;sana contritiones ejus, quia commota est.

Hai fatto tremare la terra, l'hai squarciata:risana le sue crepe, perché essa vacilla.