Passa attraverso l'uomo e arriverai a Dio. Per lui passi, a Lui vai. Non cercare al di fuori di lui per dove giungere a Lui. Se Egli non avesse voluto essere la via, saremmo sempre fuori strada. Perciò si è fatto la via per dove puoi andare. Non ti dico: "Cerca la via". E' la via stessa a farsi incontro a te: Alzati e cammina.

sant'Agostino, Discorso 141

sabato 31 marzo 2018

Sabato Santo – II

Non comincia il nostro secolo a essere un grande Sabato santo, giorno dell’assenza di Dio, nel quale anche i discepoli hanno un vuoto agghiacciante nel cuore che si allarga sempre di più, e per questo motivo si preparano pieni di vergogna e angoscia al ritorno a casa e si avviano cupi e distrutti nella loro disperazione verso Emmaus, non accorgendosi affatto che colui che era creduto morto è in mezzo a loro?

Dio è morto e noi lo abbiamo ucciso: ci siamo propriamente accorti che questa frase è presa quasi alla lettera dalla tradizione cristiana e che noi spesso nelle nostre viae crucis abbiamo ripetuto qualcosa di simile senza accorgerci della gravità tremenda di quanto dicevamo?

Noi lo abbiamo ucciso, rinchiudendolo nel guscio stantio dei pensieri abitudinari, esiliandolo in una forma di pietà senza contenuto di realtà e perduta nel giro di frasi fatte o di preziosità archeologiche; noi lo abbiamo ucciso attraverso l’ambiguità della nostra vita che ha steso un velo di oscurità anche su di lui: infatti che cosa avrebbe potuto rendere più problematico in questo mondo Dio se non la problematicità della fede e dell’amore dei suoi credenti?

L’oscurità divina di questo giorno, di questo secolo che diventa in misura sempre maggiore un Sabato santo, parla alla nostra coscienza.

Anche noi abbiamo a che fare con essa.

Ma nonostante tutto essa ha in sé qualcosa di consolante.

La morte di Dio in Gesù Cristo è nello stesso tempo espressione della sua radicale solidarietà con noi. Il mistero più oscuro della fede è nello stesso tempo il segno più chiaro di una speranza che non ha confini.

E ancora una cosa: solo attraverso il fallimento del Venerdì santo, solo attraverso il silenzio di morte del Sabato santo, i discepoli poterono essere portati alla comprensione di ciò che era veramente Gesù e di ciò che il suo messaggio stava a significare in realtà.

Dio doveva morire per essi perché potesse realmente vivere in essi.

Card. Joseph Ratzinger, Meditazione sul Sabato Santo
http://www.30giorni.it/articoli_id_10246_l1.htm

Sabato Santo

«F. M. Dostoevskij, nella sua opera L’Idiota, fa dire al protagonista, il principe Myskin, alla vista del dipinto di Cristo morto nel sepolcro, opera di Hans Holbein il Giovane: 

"Quel quadro potrebbe anche far perdere la fede a qualcuno".

Il dipinto rappresenta infatti, in modo molto crudo, gli effetti distruttivi della morte sul corpo di Cristo. 

E tuttavia, è proprio nella contemplazione della morte di Gesù che la fede si rafforza e riceve una luce sfolgorante, quando essa si rivela come fede nel suo amore incrollabile per noi, che è capace di entrare nella morte per salvarci. 

In questo amore, che non si è sottratto alla morte per manifestare quanto mi ama, è possibile credere; la sua totalità vince ogni sospetto e ci permette di affidarci pienamente a Cristo».
Papa  Francesco, Lumen Fidei, I, 16
Hans Holbein il Giovane, Cristo morto nel sepolcro, 1521 (l'originale è a Basilea, una pregevole copia alla Biblioteca abbaziale di San Gallo) 
http://m.vatican.va/content/francescomobile/it/encyclicals/documents/papa-francesco_20130629_enciclica-lumen-fidei.html 

venerdì 30 marzo 2018

Venerdì Santo – IV

Fac ut ardeat cor meum
in amando Christum Deum, ut sibi complaceam

Fa’ che il mio cuore arda di amore per Cristo,
che gli sia di consolazione.
Stabat Mater (strofa 10)

Crocifissione (avorio, Costantinopoli, fine X sec.)

Venerdì Santo – III

Et ego, si exaltatus fuero a terra, omnia traham ad meipsum.

E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me
Gv 12, 32

Diego Velázquez, Cristo crocefisso (ca. 1631), Madrid, Prado

Venerdì Santo – II

Et vos cum mortui essetis in delictis, 
et præputio carnis vestræ, 
[Christus] convivificavit cum illo, 
donans vobis omnia delicta :  
delens quod adversus nos erat chirographum decreti, 
quod erat contrarium nobis, 
et ipsum tulit de medio, affigens illud cruci.

Con [Cristo] Dio ha dato vita anche a voi,
che eravate morti a causa delle colpe e della non circoncisione della vostra carne,
perdonandoci tutte le colpe
e annullando il documento scritto contro di noi
che, con le prescrizioni, ci era contrario:
lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce.
Col 2,13-14

Dominikos Theotokpoulos, detto El Greco, Crisnto in croce con due donatori (ca. 1580), Parigi, Museo del Louvre



Venerdì Santo

Dice Gesù sotto la Croce: 

—Mamma, perché te lagni?—voglio che tu remagni,
che serve i miei compagni—ch’al mondo agio acquistato.”
Jacopone da Todi (ca. 1236-1306), Donna del Paradiso (“Pianto de la Madonna de la passione del figliolo Iesú Cristo”) 
 http://letteritaliana.weebly.com/donna-de-paradiso.html 

Dominikos Theotokpoulos, detto El Greco, Cristo in croce con Sua Madre, la Maddalena e san Giovanni Evangelista (ca. 1588), Atene, Galleria Nazionale

giovedì 29 marzo 2018

Giovedì Santo – II: Il comandamento nuovo ("Come Io ho amato voi" – III)


Jacopo Tintoretto, Cristo lava i piedi agli Apostoli (1548-1549), Madrid, Prado
Mandatum novum do vobis : ut diligatis invicem : sicut dilexi vos, ut et vos diligatis invicem.

Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Gv 13, 34
Gesù parla di un “comandamento nuovo”. Ma qual è la sua novità? 

Già nell’Antico Testamento Dio aveva dato il comando dell’amore; 
ora, però, questo comandamento è diventato nuovo in quanto Gesù vi apporta un’aggiunta molto importante: 

«Come io ho amato voi, così amatevi gli uni gli altri». 

Ciò che è nuovo è proprio questo “amare come Gesù ha amato”. 
Tutto il nostro amare è preceduto dal suo amore e si riferisce a questo amore, si inserisce in questo amore, si realizza proprio per questo amore. 
L’Antico Testamento non presentava alcun modello di amore, ma formulava soltanto il precetto di amare. 

Gesù invece ci ha dato se stesso come modello e come fonte di amore. 

Si tratta di un amore senza limiti, universale, in grado di trasformare anche tutte le circostanze negative e tutti gli ostacoli in occasioni per progredire nell’amore. 

Benedetto XVI, Omelia (Torino, 2 maggio 2010)
https://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/homilies/2010/documents/hf_ben-xvi_hom_20100502_torino.html

Giovedì Santo

Non pro eis autem rogo tantum, sed et pro eis qui credituri sunt per verbum eorum in me : ut omnes unum sint, sicut tu Pater in me, et ego in te, ut et ipsi in nobis unum sint : ut credat mundus, quia tu me misisti. 

Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
Gv 17, 20
Innocens captus, nec repugnans ductus,
testibus falsis pro impiis damnatus:
quos redemisti tu conserva, Christe

Tu, arrestato sebbene innocente, 
condannato senza ribellarti, ucciso per noi peccatori,
salva [conserva] coloro che hai redenti. 
Attende Domine, Inno gregoriano del Tempo di Quaresima 
Dominikos Theotokpoulos, detto El Greco, Agonia di Gesù nell'Orto degli Ulivi (ca. 1590) Toledo Museum of Arts, Toledo (Ohio)

mercoledì 28 marzo 2018

Mercoledì Santo

Quaerens me, sedisti lassus,
redemisti Crucem passus:
tantum labor non sit cassus!

Per cercarmi sedesti stanco,
mi hai redento con la Passione sulla Croce:
che tanta fatica non sia vana!

dal Dies irae, XIII sec.

Dominikos Theotokopoulos detto El Greco, Cristo porta la croce,  particolare (1577-87), New York, Metropolitan Museum of Art

martedì 27 marzo 2018

Martedì Santo



Questo è l'orrendo e occulto veleno 
del vostro errore:
che pretendiate
di far consistere
la grazia di Cristo
nel Suo esempio
e non nel dono
della Sua persona.
sant'Agostino, cfr. Contra Iulianum, opus imperfectum
Immagine:
Tilman Riemenschneider, Altare dell'Ultima Cena, particolare: l'apostolo Giovanni col capo appoggiato sul petto di Gesù

lunedì 26 marzo 2018

Lunedì Santo

Ogni anno, nella Liturgia delle Ore del Tempo di Quaresima, torna a colpirmi un paradosso che si trova nei Vespri del lunedì della seconda settimana del Salterio.
Qui, l’una accanto all’altra, ci sono due antifone, una per il tempo di Quaresima, l’altra per la Settimana Santa. Entrambe introducono il Salmo 44, ma ne anticipano una chiave interpretativa del tutto contrapposta.
E’ il Salmo che descrive le nozze del Re, la sua bellezza, le sue virtù, la sua missione, e poi si trasforma in un’esaltazione della sposa.

Nel Tempo di Quaresima il salmo ha per cornice la stessa antifona che viene utilizzata per tutto il restante periodo dell’anno. 

E’ il terzo verso del salmo che recita: “Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo, sulle tue labbra è diffusa la grazia”.
E’ chiaro che la Chiesa legge questo salmo come rappresentazione poetico-profetica del rapporto sponsale di Cristo con la Chiesa. Riconosce Cristo come il più bello tra gli uomini; la grazia diffusa sulle sue labbra indica la bellezza interiore della Sua parola, la gloria del Suo annuncio. […]

Ma il lunedì della Settimana Santa la Chiesa cambia l’antifona e ci invita a leggere il Salmo alla luce di Is. 53,2: “Non ha bellezza né apparenza; l’abbiamo veduto: un volto sfigurato dal dolore”.

Come si concilia ciò? […]

Entrambe le citazioni provengono dallo stesso Spirito che ispira tutta la Scrittura, il quale però suona in essa con note differenti e, proprio in questo modo, ci pone di fronte alla totalità della vera bellezza, della verità stessa. […]

Chi crede in Dio, nel Dio che si è manifestato proprio nelle sembianze alterate di Cristo crocifisso come amore “sino alla fine” (Gv 13,1) sa che la bellezza è verità e che la verità è bellezza, ma nel Cristo sofferente egli apprende anche che la bellezza della verità comprende offesa, dolore e, sì, anche l’oscuro mistero della morte, e che essa può essere trovata solo nell’accettazione del dolore, e non nell’ignorarlo.

card. Joseph Ratzinger, messaggio per il Meeting di Rimini 2002 ("Il sentimento delle cose, la contemplazione della bellezza") 
https://www.meetingrimini.org/detail.asp?c=1&p=8&key=6&id=7914

mercoledì 7 marzo 2018

ipsis ... vocatis Iudaeis atque Graecis Christum Dei virtutem et Dei sapientiam* II

Il [...] vicendevole avvicinamento interiore, che si è avuto tra la fede biblica e l'interrogarsi sul piano filosofico del pensiero greco, è un dato di importanza decisiva non solo dal punto di vista della storia delle religioni, ma anche da quello della storia universale – un dato che ci obbliga anche oggi. 
Benedetto XVI, Incontro con i rappresentanti della scienza nell’Aula Magna dell’Università di Regensburg (Ratisbona), 12 settembre 2006 
* I Cor 1, 24: 
per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio

martedì 6 marzo 2018

ipsis ... vocatis Iudaeis atque Graecis Christum Dei virtutem et Dei sapientiam* I



Cod. Sang. 371, p. 2
3° quarto 11° sec

In questa miniatura san Paolo è "ambidestro": scrive contemporaneamente con ambedue le mani: agli Ebrei e ai Greci.


* I Cor 1, 24: 
per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio