Passa attraverso l'uomo e arriverai a Dio. Per lui passi, a Lui vai. Non cercare al di fuori di lui per dove giungere a Lui. Se Egli non avesse voluto essere la via, saremmo sempre fuori strada. Perciò si è fatto la via per dove puoi andare. Non ti dico: "Cerca la via". E' la via stessa a farsi incontro a te: Alzati e cammina.

sant'Agostino, Discorso 141

giovedì 31 maggio 2018

delectactio victrix*

Videns itaque vir beatissimus [i. e. sanctus Bonifatius] aecclesiam Dei crescere et certantibus studios ad vota perfections accendi, duplicem viam ad profectum religionis instituens, monasteria construere coepit, ut ad fidem catholicam populi non tam aecclestica gratia quam monachorum ac virginum congregationibus raperentur.

Il beatissimo uomo [san Bonifacio],
vedendo crescere la Chiesa di Dio e vedendola giungere con intenso ardore alla speranza della perfezione, istituì una duplice via 
per raggiungere la perfezione del culto: 
cominciò a costruire monasteri, 
affinché il popolo venisse rapito verso la fede cattolica 
non tanto per mezzo dell’istituzione ecclesiastica, 
quanto grazie alle congregazioni di monaci e di vergini. 
Rodolfo di Fulda (prima dell'800 – Fulda, 8 marzo 865), Vita Leobae abbatissae Biscofesheimensis


* l’attrattiva che avvince (sant’Agostino)

domenica 27 maggio 2018

..."ed io che sono?" – I

Car Je est un autre. 
Si le cuivre s'éveille clairon, il n'y a rien de sa faute. 
Cela m'est évident : j'assiste à l'éclosion de ma pensée : je la regarde, je l'écoute : je lance un coup d'archet : la symphonie fait son remuement dans les profondeurs, 
ou vient d'un bond sur la scène.

Si les vieux imbéciles n'avaient pas trouvé du Moi que la signification fausse, 
nous n'aurions pas à balayer ces millions de squelettes qui, 
depuis un temps infini ! 
ont accumulé les produits de leur intelligence borgnesse, 
en s'en clamant les auteurs ! 

Io è un altro. 
Se l’ottone si risveglia tromba, non è per niente colpa sua. 
Questo mi è evidente: io assisto allo sbocciare del mio pensiero: lo guardo, lo ascolto: gli dò un colpo d’archetto: la sinfonia si agita in profondità, 
oppure salta  sulla scena con un balzo.

Se i vecchi imbecilli 
[cfr. il cogito ergo sum di Cartesio] non avessero trovato che il significato falso del Me,  
non dovremmo spazzar via questi milioni di scheletri che 
‑ da tempi incalcolabili! ‑ 
hanno accatastato i prodotti della loro orba intelligenza, 
dichiarandosene fieramente gli autori! 
Arthur Rimbaud (1854-1891) a a Paul Demeny (“Lettre du Voyant” [= "Lettera del Veggente"], 15 maggio 1871)


In questo momento io,
se sono attento,
cioè se sono maturo,
non posso negare che l’evidenza più grande e profonda che percepisco
è che io non mi faccio da me,
non sto facendomi da me.

Non mi do l’essere, non mi do la realtà che sono, sono «dato».

È l’attimo adulto della scoperta di me stesso come dipendente da qualcosa d’altro.Quanto più io scendo dentro me stesso,
se scendo fino in fondo, donde scaturisco?

Non da me: da altro.

È la percezione di me come un fiotto che nasce da una sorgente.

C’è qualcosa d’altro che è più di me, e da cui vengo fatto.

Se un fiotto di sorgente potesse pensare,
percepirebbe al fondo del suo fresco fiorire una origine che non sa che cos’è, è altro da sé.

Si tratta della intuizione, che in ogni tempo della storia lo spirito umano più acuto ha avuto, di questa misteriosa presenza da cui la consistenza del suo istante, del suo io, è resa possibile.

Io sono «tu-che-mi-fai».

Soltanto che questo «tu» è assolutamente senza faccia;
uso questa parola «tu» perché è la meno inadeguata nella mia esperienza d’uomo
per indicare quella incognita presenza che è, senza paragone, più della mia esperienza d’uomo.
Luigi Giussani, Il senso religioso, cap. X

sabato 26 maggio 2018

la cosa più grande

Al reverentissimo e dilettissimo figlio, l’Arcidiacono Gemmulo, Bonifacio, esiguo servo dei servi di Dio [porge] un amabile saluto di eterna carità in Cristo.

Spesso la carità unisce spiritualmente coloro che sono fisicamente separati da una lunga distanza. 


E si sa che nella peregrinazione una fatica non minima è costituita dal fatto che l’amico ricorda triste e afflitto l’amico – che ama ardentemente e da cui è lungamente separato – e sopporta difficilmente il nemico vicino, scocciatore e molesto, che lo avversa. 

Potessi averti vicino, fratello, come consolatore in questa peregrinazione! 

Usufruirei del tuo santo consiglio, godrei della tua consolazione, mi rallegrerei alla vista del tuo caro volto e mi riconforterei con la tua santa esortazione. 

Siccome però le condizioni di questa vita mortale e le circostanze non lo permettono, faccia la vera carità la sola cosa e la più grande, che Dio ordina e concede di fare quando dice: 

Questo è il mio comandamento, che vi amiate gli uni gli altri [Gv 13, 35], eccetera. 

L’assente ami veramente in Dio colui che non può avere corporalmente presente. 
E, come disse S. Agostino, anche se uno fosse in oriente e l’altro in occidente, [essi] uniti dalla carità, non saranno mai separati l’uno dall’altro; e il Salvatore del mondo: 

Da questo tutti sapranno fino a gli uni per gli altri. [Gv 13, 34-35]

Perciò – secondo Giacomo, che disse: 

La preghiera fatta con fede salverà il malato [Gc 5, 15], 

e poco più sotto: Pregate gli uni per gli altri, per essere guariti [Gc 5, 16]– 

preghiamo l’uno per l’altro, affinché siamo salvati e la pietà del Signore, che ci ha separati in terra, ci riunisca felici sulla cima dei Cieli.



Reverentissimo et dilectissimo filio Iammulo archidiacono Bonifatius exiguus servus servorum Dei amabile in Cristo aeternae caritatis salutem. 


Sepe spiritaliter caritas iungit, quos corporaliter longa intercapedine disiungit. Et haec non minima peregrinationis erumna esse dinoscitur, quod amicus amicum, quem ardenter diligit, longe disiunctum tristis et merens memorat et adversantem inimicum prope tribulatorem et molestum difficulter patitur. Utinam te, frater, peregrinationis huius consolatorem prope habeam, tuo sancto consilio utar, consolatione gaudeam, aspectu care faciei laeter et sancta exhortatione reficiar. Sed quia hoc fieri vitae mortali condicio et rerum ratio non permittit, faciat vera caritas solum et maximum, quod concedit et precepit Deus dicendo: Hoc est preceptum meum, ut diligatis invicem [Gv 13, 35] et cetera. Amet in Deo veraciter absentem, quem corporaliter presentem tenere nequit. Et, sicut sanctus Augustinus dixit, licet unus sit in oriente et alius in occidente, con glutinata caritate numquam ab invicem separantur; et salvator mundi: In hoc cognoscunt usque ad invicem. Ergo iuxta Iacobum, qui dixit: Oremus pro invicem, ut salvemini [Gc 5, 15], oremus pro invicem , ut salvemur, et pietas Domini, quae nos in terra separavit, gaudentes in caelorum culmine congreget. 
San Bonifacio († 754) al Cardinal diacono Gemmulo. (S. Bonifacii Ep. 104)



oportune inportune*

[...]
Signore! 
Meglio errare nel Tuo nome che dimenticarTi. 
Meglio peccare per Te che scordarTi. 
Meglio perire che scomparire dalla Tua presenza.
da: Andrej Sinjavskij (Abram Terz), Pensieri improvvisi
* cfr. 2 Tm 4,2: praedica verbum insta oportune inportune: annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno

giovedì 24 maggio 2018

Dio risponde all’SOS: si è fatto uomo – nova et vetera* XII

Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: "Ecco l'agnello di Dio!". 
E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: "Che cosa cercate?".
Gli risposero: "Rabbì - che, tradotto, significa Maestro -, dove dimori?".
Disse loro: "Venite e vedrete". ¨Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro.
Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: "Abbiamo trovato il Messia" - che si traduce Cristo - e lo condusse da Gesù. 

Gv I, 35-42
Stuant Johánnes gomono éin      mit sinen júngoron zuein,
gisáh er gangan thárasun      then selben drúhtines sun:
Wás iz ouh giwáro    gótes drut ther máro
ther gote ríhta filu frám      sine wéga sos iz zám.
Er fíngar sinan thénita,      then júngoron sar tho zélita,
joh sár in tho giságeta      thia sálida in thar gáganta
“Séhet”, quad er, “hérasun,      war geit ther drúhtines sun;
sin lámp thaz er io méinta,      ther wízzod ouh bizeinta.
Oba tház thie liuti nérita     joh húngeres biwérita,
irretit thiz mit wórton    thia wórolt fon then súnton.”
Thiu wórt sie sar intfíangun      joh after ímo giangun;
er kérta sih sar wídar zín, quad:     “guate man, waz skel iz sín?”
Spráchun sie tho zi imo sar:    “tar zellen wir thir wár,
wir woltun wízan in giwís,     war thu émmizigen biruwis.”
“Ih dúan es”, quad er,     “rédina, inti óug iu mino solida
joh iuih únfarholan dúan     állan minan suásduam.”
So sie tho thára quamun,      thaz héimingi gisahun,
sie nuzzun thera héimwisti      then dág tho mit gilústi.
Théro zueio ánder     was Pétruse gilanger,
brúader sin gimúater;      nu ist gótes thegan guoter.
Imo ílt er sar gísagen thaz,     want er mo líobosto was;
thaz ér ni wurti héilo     (thero frumono) ádeilo.
“Éigun”, quad er, “liobo man,   thia fruma uns fúntan filu fram 

(wízun ouh theiz wár ist),     selbon drúhtinan Krist!
Bruader, zéllu ich thir wár,      ni móht ich mih intháben sar,
nih hera giílti zi thír,     thaz thú thara gíangis mit mir;
Taz íh tih thes gibéitti,     thara zi ímo leitti,
taz thu gisáhis thén man;     er scal thir líchen filu fram.“


Giovanni stava tra gli uomini, solo, con due dei suoi discepoli,
quando vide il Figlio di Dio passare di lì.
Il famoso discepolo di Dio prestava attenzione a questo,
orientava a Dio la sua vita, come è giusto.
Lo indicò con il dito, e subito lo raccontò ai discepoli,
immediatamente disse loro, che la loro salvezza stava passando da lì.
“Vedete”, disse, “veramente il Figlio di Dio sta camminando qui,
il Suo Agnello, a cui ha pensato das sempre, di cui ha parlato anche la Legge.
Accadrà così, che salverà la gente e la preserverà dalla fame.
Con le sue parole libererà il mondo dal peccato.
Non appena ebbero udito queste parole cominciarono a seguirLo;
subito Lui si voltò verso di loro, disse:
“Brava gente, cosa c’è?”
Immediatamente Gli dissero: “Maestro, davvero te lo diciamo:
vogliamo sapere con certezza dove abiti”.
“Ve lo dirò, e vi mostrerò la mia casa,
non vi terrò nascosta nessuna delle mie dimore.”
Così si recarono lì e videro la casa.
Trascorsero la giornata nella gioia.
Uno dei due era imparentato con Pietro:
era il suo bel fratello, ora è un buon discepolo di Dio.
[Andrea] corre subito verso di lui per dirglielo […].
Gli dice: “Carissimo, abbiamo trovato la salvezza tra noi […]:
il Signore Cristo in persona! 

Fratello, non potevo soffermarmi senza prima correre da te,
così che tu possa venire con me da Lui; 
per questo sto aspettando di portarti da Lui, 
affinché tu stesso possa conoscerLo:
ti piacerà tantissimo. 

Otfrid di Weissenburg (monaco nonché il primo scrittore di lingua tedesca di cui si conosce il nome), Liber Evangelioum, fine IX sec. 
E Giovanni, come afferrato dallo spirito profetico, grida: 
«Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo». 
I suoi ascoltatori sono probabilmente avvezzi a sentirlo esplodere in frasi non sempre comprensibili, e l’accettano perché: «È il profeta», ma non vi prestano una grande attenzione. 
Qualcuno invece resta colpito da quel grido e da quello sguardo fisso su una persona. Sono due che venivano da lontano, due pescatori della Galilea, che erano lì attentissimi, come due provinciali in città, a tutto quanto accadeva. 
Ebbene quei due, accorgendosi di chi Giovanni Battista stava guardando nel pronunciare quella frase, lo seguono. 
«Gesù si voltò e vide che lo seguivano, allora disse: "Che cosa volete?". 
Essi gli dissero: "Dove stai di casa, Rabbi?". Gesù rispose: "Venite a vedere". 
Quei due andarono, videro dove Gesù abitava e rimasero con lui fino a sera. 
Erano circa le quattro del pomeriggio.» 
È suggestiva l’illogicità con cui si nota che i due rimasero con lui fino a sera e poi, senza dir nulla, si ritorna all’ora in cui sono entrati in rapporto con lui: le quattro del pomeriggio.
Uno dei due si chiamava Andrea. 

Incontra suo fratello Simone e gli dice: «Abbiamo trovato il Messia». 
Bene: due persone vanno a casa di uno sconosciuto, vi trascorrono mezza giornata e non ci viene detto né che cosa hanno fatto né che cosa hanno detto. 
Quello che sappiamo è che uno dei due, tornato a casa, dice al fratello: «Abbiamo trovato il Messia». 
C’è una inaudita naturalezza in questo racconto. 
Luigi Giussani (1922-2005),  All’origine della pretesa cristiana (cap. IV)













Rembrandt (attribuito a), Battesimo di Gesù (ca. 1660), Dresda, Gabinetto delle incisioni
* cose nuove e cose antiche: Ed egli disse loro: "Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche" (Mt 13, 52)

solitudine e compagnia

Just a castaway
An island lost at sea
Another lonely day
With no one here but me
More loneliness
Than any man could bear
Rescue me before
I fall into despair

I’ll send an SOS to the world (2x)
I hope that someone gets my (3x)
Message in a bottle, yeah (2x)


A year has passed since
I wrote my note
But I should have known
this right from the start
Only hope can keep me together
Love can mend your life
But love can break your heart

I’ll send an SOS to the world (2x)
I hope that someone gets my (3x)
Message in a bottle, yeah (2x)


Walked out this morning
Don’t believe what I saw
A hundred billion bottles
Washed up on the shore
Seems I’m not alone at being alone
A hundred billion castaways
Looking for a home

I’ll send an SOS to the world (2x)
I hope that someone gets my (3x)
Message in a bottle, yeah (2x)


Sending out an SOS.
Sending out an SOS.
Sending out an SOS.
Sending out an SOS.
Sending out an SOS.
Sending out an SOS.
Sending out an SOS.
Sending out an SOS.

Sending out an SOS.
Sending out an SOS.
Sending out an SOS.
Sending out an SOS.
Sending out an SOS.
Sending out an SOS.
Sending out an SOS.
Sending out an SOS.

The Police, Message in a bottle (in: Reggatta de Blanc, 1979)
https://youtu.be/MbXWrmQW-OE

Traduzione

Solamente un naufrago / Un’atollo sperduto nell’oceano / Un ulteriore solitario giorno / Con nessuno qui eccetto me / Più isolamento / Di quanto un altro uomo possa sopportare / Soccorretemi prima /che crolli nella buia disperazione

Invierò un SOS al mondo (2x) / Spero che qualcuno riceva il mio (3x) / Messaggio in bottiglia, sì (2x) 
Un anno è passato / da quando ho scritto il mio messaggio / Ma avrei dovuto conoscere / quest’esito sin dall’inizio / Solo la speranza può farmi rimanere intero / L’amore può rammendare la tua esistenza / Ma l’amore può spezzare il tuo cuore

Invierò un SOS al mondo (2x) / Spero che qualcuno riceva il mio (3x) / Messaggio in bottiglia, sì (2x)
Stamattina ho fatto una passeggiata / Non credevo ai miei occhi: / Cento miliardi di bottiglie / Portate dalle onde a riva / Sembra ch’io non sia il solo a sentirmi solo /Cento miliardi di naufraghi / In cerca di una patria

Invierò un SOS al mondo (2x) / Spero che qualcuno riceva il mio (3x) / Messaggio in bottiglia, sì (2x)
Spedisco un SOS. /Spedisco un SOS. / Spedisco un SOS. / Spedisco un SOS. / Spedisco un SOS. / Spedisco un SOS. / Spedisco un SOS. / Spedisco un SOS.

Spedisco un SOS. /Spedisco un SOS. / Spedisco un SOS. / Spedisco un SOS. / Spedisco un SOS. / Spedisco un SOS. / Spedisco un SOS. / Spedisco un SOS.







…la religione è sì ciò che l’uomo fa nella sua solitudine, ma è anche ciò in cui scopre la sua essenziale compagnia. 

Tale compagnia è poi più originale della solitudine, in quanto quella struttura di domanda non è generata da un mio volere, mi è data. 

Perciò prima della solitudine sta la compagnia, che abbraccia la mia solitudine, per cui essa non è più vera solitudine, ma grido di richiamo alla compagnia nascosta.

Luigi Giussani, Il senso religioso, capitolo quinto

mercoledì 23 maggio 2018

ipsis ... vocatis Iudaeis atque Graecis Christum Dei virtutem et Dei sapientiam* III

Gesù di Nazareth per noi è il compimento dell' attesa in cui tutto il popolo d' Israele è vissuto, unico nella storia del mondo. 

Ma la nostra non è presunzione,
bensì uno stupefatto paragone, 
per cui a noi poveri uomini comuni il Mistero di quella persona si è comunicato, 
sì che guardando la storia come ha raggiunto noi in paragone con la storia degli ebrei, 
saremmo più felici di chiedere ai nostri fratelli ebrei di perdonarci la nostra certezza, 
mentre a essi è riservato ancora di portare pondus diei et aestus (cioè tutto il peso della storia) nella vita. 
don Luigi Giussani, "Noi siamo degli ebrei", in: La Repubblica, 2. 1. 1999 
 https://it.clonline.org/archivio/luigi-giussani/noi-siamo-degli-ebrei
 * I Cor 1, 24: 
per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio