«Io
ti conobbi quand’ero ancora ragazzo nell’Asia inferiore presso Policarpo. […] Le
cose di allora le rammento meglio di quelle presenti. [...]
Io ti potrei dire
ancora il luogo dove il beato Policarpo sedeva per parlare, il suo esordire ed
entrare in argomento, il suo modo di vivere, l’aspetto della sua persona, le
conversazioni che teneva al popolo, come riferiva le sue relazioni con Giovanni
e con gli altri che avevano visto il Signore, come rammentava le loro parole e
quel che aveva sentito raccontare da loro a proposito del Signore, dei suoi
miracoli e del suo insegnamento; come Policarpo, dopo aver ricevuto tutto ciò
dai testimoni oculari della vita del Verbo lo riferiva in armonia con le
Scritture.
Queste cose anche allora, per la misericordia di Dio che è venuta in me, io ascoltai attentamente, annotandole non sul papiro, ma nel mio cuore e, sempre, per la grazia di Dio, le ripenso fedelmente».
Queste cose anche allora, per la misericordia di Dio che è venuta in me, io ascoltai attentamente, annotandole non sul papiro, ma nel mio cuore e, sempre, per la grazia di Dio, le ripenso fedelmente».
sant'Ireneo di Lione, "Epistola a Florino" (ca. 190 d.C.), in: Eusebio di Cesarea, "Historia Ecclesiastica", 5, 20, 5-7.